Chiamami Brontolo

giovedì, ottobre 05, 2006

Un sogno (ancora sulla finanziaria)

Devo ammetterlo, in questi giorni la finanziaria e il conseguente impatto di dimensione incerta ma di segno (negativo) certo sulla gente e sul paese, è il mio pensiero dominante. In sua compagnia mi ci sveglio al mattino, la sera è l’ultimo pensiero lucido, a volte arriva pure nel sogno, ad angosciarmi o a cogliermi di sorpresa tanto e come solo i sogni sanno fare: la sorpresa questa volta è venuta dalla visione di una manifestazione di piazza talmente vasta da contenere tutte le bandiere di tutti i partiti che hanno in nuce anche un solo respiro di liberalismo, siano essi di destra o di sinistra...io partecipavo e guardavo stupita tanta partecipazione per l’ obiettivo comune di dare una impronta liberale a questa finanziaria, con quella sensazione nello stomaco che puoi avere solo quando credi di stare partecipando ad un evento che potrebbe definirsi storico.

Si lo so a volte pure io mi lascio permeare dal buonismo, soprattutto nel torpore avvolgente dei sogni. Ma se la sensazione del sogno è particolarmente bella, come è accaduto questa notte, essa permane anche il giorno dopo e così oggi mi induce a sperare che una tale situazione possa verificarsi anche nella realtà: il superamento delle molte diversità di fronte al fine, trasversale rispetto all’appartenenza a diversi schieramenti, di impedire l’attuazione di questa finanziaria, che porta con sé la chiara affermazione di imposizione del ruolo dello stato sopra a tutto e tutti, come entità per se, indipendente dal volere e dai bisogni dei cittadini, indipendente dal livello di efficienza dei servizi che dovrebbe fornire agli stessi, i quali hanno il diritto e il dovere di intervenire in qualche modo quando tale livello non è più ottimale (ben lungi dall’esserlo anche prima, ma oggi la percezione dello stato dirigista e decisionista persino sul gusto estetico della gente appare con una forza impressionante).

Poi leggo che Daniele Capezzone propone la formazione di un tavolo trasversale dei volonterosi che facciano una proposta di variazione sostanziale della finanziaria e mi sembra che quasi il sogno si avveri, che la situazione sia talmente insostenibile che urge un coordinamento che va oltre le pur importanti differenze…ancora probabilmente sulla scia dell’effetto-sogno, per il quale le cose più assurde sembrano possibili, sono portata a credere che l’assurdità di questa finanziaria renderà reale la comprensione, da parte di un sempre più elevato numero di persone, che uno stato elefantiaco non è una necessità per stare bene, soprattutto se il governo in carica palesemente non lo utilizza a questo scopo; e non è una verità incontrovertibile: il modo per raggiungere i parametri europei non necessariamente è l’aumento dell’imposizione fiscale già piuttosto elevata. Perché altrimenti questa è la prova certa dell’inefficienza dell’apparato statale che continua ad esigere senza nulla o quasi dare, un apparato che un buon governo responsabile a questo punto dovrebbe migliorare in modo strutturale.

Se poi tutto questo è corredato dalle bugie sulla situazione dei conti del governo e del ministro dell’economia il quale, contraddicendosi, in parlamento sostiene che Tremonti ci ha lasciato un’eredità maligna e sulla stampa estera che invece l’ultima finanziaria Tremonti era stata molto rigorosa, la situazione dovrebbe essere considerata insostenibile da parte di qualsiasi cittadino che ormai ha fatto propria la consapevolezza che se lo stato deve (?) rimanere pesante, almeno non gravi su di loro.
A questo proposito giova ricordare che il “terribile” governo Berlusconi, il quale ha aumentato la spesa pubblica e per questo non è senz’altro da applaudire, quanto meno e in una situazione di recessione economica, è riuscito a diminuire le tasse di circa 2 punti percentuali, lasciando in eredità al centro sinistra non la situazione penosa che bugiardamente viene descritta, ma addirittura maggiori entrate (dimostrando per altro che l’aumento delle entrate non passa necessariamente attraverso la lotta all’evasione, ma anche e soprattutto attraverso la riduzione dell’imposizione fiscale, che rende meno conveniente ricorrere all’evasione, la quale ha dei costi sociali ma soprattutto reali) e un’economia in lieve ripresa. Serve quindi tartassare i cittadini con maggiori tasse quando basterebbe un intervento strutturale sulla spesa pubblica? E se davvero non si può intervenire solo in questo senso perché gli interessi in gioco sono troppi, non dovrebbero almeno i sacrifici essere richiesti a tutti e quindi anche all’apparato statale? Non foss’altro che per la tanto pubblicizzata equità.

Se invece i sacrifici vanno in un’unica direzione, allora dovrebbe apparire chiaro a tutti, con la disarmante chiarezza di un sogno, sia a destra che a sinistra, che è necessaria la manifestazione palese del nostro scontento.