Chiamami Brontolo

venerdì, ottobre 19, 2007

L’investitura della Cosa Rossa viene direttamente da Dio

Dopo le dichiarazioni del Papa di ieri “ la precarietà del lavoro è un’emergenza etica e sociale”, è definitivamente chiaro quale parte politica abbia vinto all’intero del Vaticano.

Dalla sinistra massimalista arrivano cori di applausi al Papa e alla sua ritrovata lungimiranza e intelligenza, tanto che i giornali di estrema sinistra azzardano addirittura che la Cosa Rossa è direttamente investita da Dio.

E chi può biasimarli: se il Papa rappresenta Dio in terra, e il Papa dà ragione alla sinistra massimalista, per la proprietà transitiva….

Ma a parte la solita ipocrisia della sinistra sulla quale non vale la pena di dilungarsi, ciò che non mi piace per niente è il fatto che una persona che in qualche modo è una figura istituzionale che vive da qualche anno in uno stato in cui l’argomento della flessibilità (o precarietà come usa dire la sinistra massimalista e oramai il papa perfettamente allineato) del lavoro introdotta dalle riforme Treu e in seguito Biagi è talmente delicato e dibattuto da aver provocato morti e da scatenare anche oggi violenza, possa intervenire in questo dibattito con tanta leggerezza alimentando appunto la componente più violenta del dibattito. Posso arrivare a capire che un papa intervenga su temi etici che rappresentano il fondamento stesso della fede cattolica (la difesa della vita in tutte le sue forme ad esempio), ma che si improvvisi anche “economista” e si esprima su argomenti tanto delicati senza capire nulla proprio non mi va giù.

E ancor più fastidioso è vedere che a destra tutto tace, nessun commento su queste parole-bomba anche da chi cerchiamo di ruffianarci da sempre facendo anche scelte improponibili per poter raggiungere questo obiettivo….Quando ci sveglieremo concentrandoci anziché sull’ottenimento del placet dalla chiesa sui veri problemi e su una linea che ci porti sulla strada del “liberalismo” vero?

A maggior ragione alla luce di queste dichiarazioni, che mostrano una chiesa che guarda a sinistra e un Papa-burattino nelle mani di gerarchie ecclesiastiche potenti, che probabilmente propendono posizioni vicine alla teologia della liberazione.

giovedì, ottobre 11, 2007

L'irrilevanza del fatto che ci siano stati brogli

Concordo pienamente con alcune analisi lette (una a dire il vero, quella di Porro sul Giornale di oggi) che evidenziano che non è corretto elevare la consultazione relativa al protocollo sul welfare ad esempio massimo di democrazia, così come raccontato dalla maggior parte dei quotidiani e dai rappresentanti della sinistra interessata a far passare questo come un evento storico: se non portata nelle opportune sedi istituzionali, una dichiarazione di approvazione o rifiuto di un protocollo deciso, quello si volenti o nolenti, nelle sedi istituzionali preposte all'espressione della democrazia, rimane solo ed esclusivamente un esercizio "privato".

Il quale può anche avere un minimo di rilevanza mediatica, ma è e rimane una richiesta di valutazione sull'operato dei dirigenti sindacali da parte di chi sono chiamati a rappresentare. Si potrà plaudire al fatto che il richiedere alla base di esprimersi per poter meglio comprendere se la loro azione è considerata efficace e positiva, sia un ottimo esempio di sana gestione, ma non si può generalizzare l'indirizzo ottenuto in questo modo e dipingerlo come espressione a livello nazionale della volontà dei lavoratori (che ricordo essere solo quelli dipendenti sindacalizzati); e soprattutto non si dovebbe annoverarlo tra i maggiori esempi di democrazia del nostro paese.

Ed è alla luce di tale considerazione che non si può dare tanta rilevanza meditiaca a chi taccia di brogli tale consultazione "privata". E' impoprio parlare di brogli facendone un caso nazionale: così ocome la sede opportuna per esercitare la democrazia è quella istituzionale (come è stato fatto per approvare il brutto niente affatto risolutivo dei molti problemi nazionali protocollo sul welfare), la sede più opportuna per parlare di brogli sulle votazioni è quella interna al sindacato in cui l'eventualmente iscritto Marco Rizzo o chi per lui, portano avanti "internamente" le loro istanze, in una contestazione che deve essere appunto tutta interna al sindacato, così come avrebbe dovuto rimanere tutta interna al sindacato la consultazione referendaria.

martedì, ottobre 09, 2007

Cara Veronica, non c'è niente di nuovo sotto il sole!

Ieri in un'intervista al Corriere della sera, Veronica Lario ha sciolto ogni dubbio su un suo possibile ruolo all'interno del costituente Partito Democratico, accettando l'invito fattole da Veltroni in persona.
Veronica si è però detta soddisfatta della proposta di Walter in quanto rappresenterebbe a suo giudizio, una svolta epocale nel modo di fare politica degli ultimi 15 anni: la proposta ha messo fine, secondo la moglie dell'ex premier, ad un muro contro muro da parte della sinistra che ha sempre demonizzato Berlusconi.
Ma Veronica, non vedi che è proprio nel segno della continuità che Walter ti ha proposto di entrare nel PD? Non capisci che è solo per poter dire che se nemmeno la moglie di Berlusconi in persona crede alla di lui politica non è possibile che i cittadini a dargli il loro voto?
E diciamola tutta, se avessi deciso di partecipare al progetto del PD, a Walter non sarebbe nemmeno servito dirlo, la tua stessa adesione avrebbe parlato -anzi urlato- da sola questo fatto tanto insignificante, ma così utile per la campagna elettorale di Veltroni e per rilanciare il solito collante della sinistra: la riduzione di Berlusconi a soggetto politico improponibile ed impresentabile.
Lasciatelo dire, già il fatto che tu ci abbia pensato così a lungo, un aiutino al Walter lo ha dato!


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sabato, ottobre 06, 2007

Strappona Liveblogging

Liveblogging dal primo meeting nazionale dei Circoli della Libertà, in condominio con JCF.
Loro avranno la Guzzanti, noi abbiamo la gnocca! E sapete perfettamente cosa conti di più.

1810: sunto. Berlusconi è il "solito" genio della comunicazione. La Brambilla, una degna erede, un vero talento organizzativo, con i collaboratori giusti sul piano culturale ed economico e ancora un po' di pratica.

1800: ci sono "tante brave persone" nella maggioranza al Senato che sarebbero pronte a passare al centrodestra. La politica è anche arte della dissimulazione, ma definirle "brave persone" mi sembra peccare d'eccesso di carità (demo)cristiana... soprattutto,meglio accettare tale aiuto solo se si può tornare subito a nuove elezioni, in modo da non subire il medesimo ricatto a brevissimo. Abbiamo già dato troppo spazio ai "centristi", per 5 anni. I Circoli, forse, potranno fornire l'àncora per impedire la deriva. (By Chiamami Brontolo: vedi che davvero non cambia nulla, e daghéa n'altra òlta con Mastella e Dini?).

1755: Ultimi sondaggi: la coalizione di centrodestra otterrebbe la fiducia del 63 per cento degli italiani. Ottima notizia, soprattutto se riusciremo a capitalizzare il consenso ritrovato.

1740: Una bandiera di Forza Italia sventola in prima fila, vicino ai simboli dei circoli. Una speranza...

1735: Berlusconi ripercorre la storia della sua discesa in campo e la sua filosofia politica, centrata sulla difesa della libertà, ad ogni costo, contro i portabandiera di ideologie totalitarie, comunque siano mascherati.

1725: Silvio Berlusconi sale sul palco. Delirio fra il pubblico. Salta il microfono: "C'è un comunista al'audio?"

1720: attività sul territorio, ascolto continuo, proposte chiare: la risposta alla politica da poltrone non può essere Beppe Grillo, ma una politica finalmente accessibile ai cittadini.

1704: Una riflessione: dal vaso di Pandora, dopo tutti i vizi del mondo, uscì la speranza. I Circoli forse somigliano a Forza Italia nel 1994, ma è proprio questo il punto: nel 1994 FI era qualcosa di nuovo, esisteva la chance di creare finalmente un partito liberale e conservatore di massa. Purtroppo, andò in un altro modo, ma non era l'idea iniziale ad essere errata, quanto forse alcune delle scelte fatte in seguito. Spero che il tentativo di ritrovare lo spirito del '94 sia dovuto al riconoscimento dell'errore commesso quando, cercando di strutturare il consenso, si è perso l'entusiasmo del movimento, oltre ad alcune delle proposte più autenticamente liberali.

1658: by Chiamami Brontolo: con il rischio di ripetermi: ma davvero che cosa sarebbe cambiato?! Sarò pure pessimista ma continuo ad ascoltare l'avvicendarsi dei vari presidenti dei circoli di tutta Italia e mi chiedo per quale motivo dovrei essere di nuovo propensa a credere le medesime cose che sento da almeno 13 anni da parte del centro destra e la domanda è: perché mai questo dovrebbe rappresentare il giusto il momento per metterle finalmente in pratica? purtroppo non mi sento più disposta a credere fino a che non vedo concretezza! ad ogni modo è sempre emozionante vedere gente tanto coinvolta.

1642: MVB presenta i soci fondatori dei Circoli e li invita sul palco, ringraziando anche i movimenti che appoggiano i Circoli e partecipano alla manifestazione. Stile assertivo, deciso, coinvolgente. Un ritorno allo spirito che ha risvegliato l'orgoglio del popolo delle libertà, dopo anni di deriva. Adesso servono i contenuti da portare avanti con questa spinta.

1637: arriva la roscia!

1627 by Chiamami Brontolo:
bello bello, davvero emozionante... c'è pure l'inno! No, no, non "e forza italia...noi siamo tantissimi..." gli somiglia molto però, stessa base... Ma davvero, che cosa è cambiato? va bé forse solo che rispetto alle ultime convention di Forza Italia non sembra di essere tornati alla DC. Potrebbe essere già tanto! E poi manca anche il più insignificante rappresentante di Forza Italia: che sia paura?

1626- arriva Silvio!

1620 - sempre più gente, dai 3 ai 108 anni. Di ogni tipo: in questo, i Circoli ricalcano la fisionomia dell'unico partito interclassista in Italia - Forza Italia.

1520- sala stampa. In prima fila, una bella delegazione tocquevilliana: The Right Nation, NextCon, Krillix, StarSailor, DallAltraParte, ilrumoredeimieiventi, il Giulivo, Upl, Valentina Meliadò, Inyqua, per dirne alcuni.

1500 - arrivo alla fiera di Roma, con Chiamami Brontolo. Tanta gente, segnalazione dell'evento ridotta: rischiamo di finire a IoSposa o alla fiera dei comics.
Boicottaggio od organizzazione in puro stile anarcolibertario ? ;-)

Crossposted with The Mote in God's Eye

lunedì, febbraio 19, 2007

Fiat ultima?

Da un amico, riceviamo e volentieri postiamo:

Tutti sappiamo chi è Romano Prodi. L'uomo che nasce politicamente nella degenerazione della prima Repubblica e che sta continuando con le stesse regole nella seconda. Di certo non gli possiamo dire che non sia tenace ed ambizioso e di questo indubbiamente va dato atto.
Quest'uomo è riuscito persino a "riciclarsi" agli occhi dell'elettorato di sinistra come uomo nuovo quando invece fa parte dell'establishment Italiano da almeno 30 anni. Soprattutto mi piace ricordarlo in vetta al carrozzone dell'Iri o nelle sue "mirabolanti" privatizzazioni come ad esempio quella di Telecom (stiamo vedendo come sta andando a finire), o della privatizzazione del Credito Italiano mettendo in borsa le azioni a meno del loro valore di mercato, o della vendita - ad una fantomatica finanziaria Lucana - della Cirio-Bertolli-De Rica, oppure della cessione della Sme a De Benedetti ad un prezzo che non stava ne in cielo e ne in terra. Ne avrei da dire fino a domani mattina, ma non ho tempo. Voglio però chiudere questo bel momento "storico" riguardo le capacità imprenditoriali del Professore con "la chicca" della vendita dell'Alfa Romeo alla Fiat. L’Alfa perdeva centinaia di miliardi l’anno. Eppure una casa automobilistica come la Ford avanzò interesse per la casa automobilistica dato il marchio prestigioso che tra l'altro era famosissimo negli Stati Uniti. Insomma la casa automobilistica americana avanzò un’offerta assai interessante per l'epoca: ben 3.300 miliardi. Il progetto era chiaro per Ford che avrebbe preso il pieno controllo di Alfa entro otto anni con un piano industriale che prevedeva un piano di investimento di 4.200 miliardi per il quadriennio successivo all’acquisto con ampie garanzie soprattutto per i dipendenti. L'offerta fu formalizzata. Nel mentre però Romano Prodi informò Cesare Romiti (guarda il caso) dell'avvenuta offerta e la Fiat non mancò, ovviamente, di fare anche la propria: prezzo di acquisto di 1.700 miliardi (la metà di quello che offrì Ford), in cinque rate senza interessi, prima rata nel 1993, poi 5.000 miliardi di investimenti entro il 1995. Sapete poi tutti a chi vendette Prodi con la scusa dell'Italianità! Alla fine, nel corso degli anni, vennero stipulati accordi con i sindacati che portarono l'Alfa - fra cassa integrazioni, dimissioni spontanee, licenziamenti e pre-pensionamenti - da 20.000 dipendenti a 1.023. Vi starete chiedendo:"Bene ci hai raccontato tutte queste cose, ma perchè?" Primo per farvi capire chi siede oggi a palazzo Chigi e secondo perchè pochi minuti fa mi è stato recapitato via mail questo link, dove ho trovato le stesse procedure e le stesse ricette che sono proprie del Professore il quale ben sa come si fanno queste cose. E' mentre Epifani fa "totò" sul "culetto" del governo (che ipocrisia signori miei) si è tornati incredibilmente indietro di ben 20 anni con delle politiche di potere, assistenziali, illiberali,stataliste e che non tengono conto dello sviluppo del paese . Ricette che non porteranno a nulla se non a rinvangare un passato fatto di guai basato su fondamenta di argilla.
Se non c'è da arrabbiarsi ditemelo voi.

A rileggerci.

[Fonte per i dati dell'offerta Fiat-Alfa: Pietro Ichino "A che cosa serve un sindacato" Ed.Mondadori 2005]

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giovedì, gennaio 18, 2007

Ma perché in queste situazioni viene sempre fuori il peggio della destra?

Ma è mai possibile che con tanti e tali motivi per contestare Prodi e il suo governo (più tasse per tutti, difesa ad oltranza degli interessi di coloro che lo supportano, menzogne palesi su qualsiasi argomento, inadeguatezza politica su ogni fronte; incapacità persino di agire positivamente e strutturalmente nell’unico intento condivisibile ovvero l’aiuto ai più deboli) la destra che lo contesta, e che quindi riesce ad avere uno spazio sulla prima pagina del Corriere online, sia quella che gli è contro per i pacs?

Ma è mai possibile che si continui a prestare bellamente il fianco a chi vuole dipingere la destra solo ed esclusivamente come bacino di intolleranti e incapaci di farsi portatori delle libertà di scelta degli individui nella sfera privata?

È possibile che invece di contestare l’ingerenza dello stato anche sulle scelte personali degli individui proposta da questa maggioranza di sinistra attraverso i pacs, che altro non sarebbe se non una proliferazione di leggi che certamente non rendono liberi (permettetemi comunque di dire che personalmente, piuttosto del radicamento nella situazione di diritto attuale preferisco i pacs), non si riesca ad opporre una politica che difenda la vera libertà individuale di disporre dei propri beni e dei propri diritti acquisiti come si ritiene più opportuno stipulando contratti liberi tra le parti (e quindi finalmente proporre la difesa della sacrosanta volontà degli omosessuali e non solo loro, di decidere chi volere a fianco in ospedale, di decidere a chi dare la propria pensione, o la propria eredità ecc…) anziché introdurre nuovi istituti giuridici che male si presterebbero alle mille esigenze personali e ai mille casi individuali?

È mai possibile che si sia così ottusi da dire no ai pacs arroccandosi su posizioni ormai anacronistiche facendo la figura degli intolleranti quando basterebbe proporre libertà anzichè leggi anche per ovviare a quell'"inconveniente" che, per alcune aree sia di destra che di sinistra (in cui naturlamente non posso riconoscermi),è il matrimonio gay ? Per di più se si pensa che nemmeno il governo in carica sta facendo poi molto per procedere nella strada dei pacs continuando soltanto a parlarne e perciò stesso dando la parvenza di interessarsene (visto che non vi è accordo nella maggioranza) quando se si volesse davvero lo spazio legale per agire in tal senso senza cambiare praticamente nulla ci sarebbe gìà?!?!

lunedì, gennaio 08, 2007

Nicola Rossi: Un Vero Riformista

Decisamente interessante quello che oggi Nicola Rossi scrive sul Corriere: motivazioni dettagliate e certamente condivisibili da chi come me auspica con forza la creazione di una sinistra moderna e liberale davvero, che si liberi finalmente della zavorra comunista, per la sua decisione di abbandonare i DS.
Certo che è davvero un brutto, bruttissimo segno che lui, uno dei (pochi) riformisti per antonomasia a sinistra, se ne vada dai DS…come ci diciamo da tempo, a sinistra purtroppo in questo momento storico non sembra esserci spazio per il riformismo, ma solo per quell'insopportabile, anacronistico, inutile e soparattutto dannoso radicalismo di sinistra, che invece continua a crescere.
Bravo Rossi, approvo la scelta (non solo tua del resto), nella speranza che serva alla sinistra riformista (se davvero esiste) per intraprendere finalmente una strada precisa, dolorosa ma necessaria, di distinzione dalla sinistra comunista.
Purtroppo ho molti dubbi che serva a qualcosa…persino D'Alema sembra più impegnato a mantenere la sua posizione, peraltro di bassissimo profilo (e mi stupisce indipendentemente dalla condivisione delle sue idee politiche) piuttosto che promuovere azioni, magari anche rischiose ma senz'altro coraggiose, che diano voce e spazio alle sole idee che potrebbero salvare la disfatta di DS e Margherita in questo orribile governo.
Che delusione questa sinistra odierna!