L'irrilevanza del fatto che ci siano stati brogli
Concordo pienamente con alcune analisi lette (una a dire il vero, quella di Porro sul Giornale di oggi) che evidenziano che non è corretto elevare la consultazione relativa al protocollo sul welfare ad esempio massimo di democrazia, così come raccontato dalla maggior parte dei quotidiani e dai rappresentanti della sinistra interessata a far passare questo come un evento storico: se non portata nelle opportune sedi istituzionali, una dichiarazione di approvazione o rifiuto di un protocollo deciso, quello si volenti o nolenti, nelle sedi istituzionali preposte all'espressione della democrazia, rimane solo ed esclusivamente un esercizio "privato".
Il quale può anche avere un minimo di rilevanza mediatica, ma è e rimane una richiesta di valutazione sull'operato dei dirigenti sindacali da parte di chi sono chiamati a rappresentare. Si potrà plaudire al fatto che il richiedere alla base di esprimersi per poter meglio comprendere se la loro azione è considerata efficace e positiva, sia un ottimo esempio di sana gestione, ma non si può generalizzare l'indirizzo ottenuto in questo modo e dipingerlo come espressione a livello nazionale della volontà dei lavoratori (che ricordo essere solo quelli dipendenti sindacalizzati); e soprattutto non si dovebbe annoverarlo tra i maggiori esempi di democrazia del nostro paese.
Ed è alla luce di tale considerazione che non si può dare tanta rilevanza meditiaca a chi taccia di brogli tale consultazione "privata". E' impoprio parlare di brogli facendone un caso nazionale: così ocome la sede opportuna per esercitare la democrazia è quella istituzionale (come è stato fatto per approvare il brutto niente affatto risolutivo dei molti problemi nazionali protocollo sul welfare), la sede più opportuna per parlare di brogli sulle votazioni è quella interna al sindacato in cui l'eventualmente iscritto Marco Rizzo o chi per lui, portano avanti "internamente" le loro istanze, in una contestazione che deve essere appunto tutta interna al sindacato, così come avrebbe dovuto rimanere tutta interna al sindacato la consultazione referendaria.
Il quale può anche avere un minimo di rilevanza mediatica, ma è e rimane una richiesta di valutazione sull'operato dei dirigenti sindacali da parte di chi sono chiamati a rappresentare. Si potrà plaudire al fatto che il richiedere alla base di esprimersi per poter meglio comprendere se la loro azione è considerata efficace e positiva, sia un ottimo esempio di sana gestione, ma non si può generalizzare l'indirizzo ottenuto in questo modo e dipingerlo come espressione a livello nazionale della volontà dei lavoratori (che ricordo essere solo quelli dipendenti sindacalizzati); e soprattutto non si dovebbe annoverarlo tra i maggiori esempi di democrazia del nostro paese.
Ed è alla luce di tale considerazione che non si può dare tanta rilevanza meditiaca a chi taccia di brogli tale consultazione "privata". E' impoprio parlare di brogli facendone un caso nazionale: così ocome la sede opportuna per esercitare la democrazia è quella istituzionale (come è stato fatto per approvare il brutto niente affatto risolutivo dei molti problemi nazionali protocollo sul welfare), la sede più opportuna per parlare di brogli sulle votazioni è quella interna al sindacato in cui l'eventualmente iscritto Marco Rizzo o chi per lui, portano avanti "internamente" le loro istanze, in una contestazione che deve essere appunto tutta interna al sindacato, così come avrebbe dovuto rimanere tutta interna al sindacato la consultazione referendaria.
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