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lunedì, febbraio 19, 2007

Fiat ultima?

Da un amico, riceviamo e volentieri postiamo:

Tutti sappiamo chi è Romano Prodi. L'uomo che nasce politicamente nella degenerazione della prima Repubblica e che sta continuando con le stesse regole nella seconda. Di certo non gli possiamo dire che non sia tenace ed ambizioso e di questo indubbiamente va dato atto.
Quest'uomo è riuscito persino a "riciclarsi" agli occhi dell'elettorato di sinistra come uomo nuovo quando invece fa parte dell'establishment Italiano da almeno 30 anni. Soprattutto mi piace ricordarlo in vetta al carrozzone dell'Iri o nelle sue "mirabolanti" privatizzazioni come ad esempio quella di Telecom (stiamo vedendo come sta andando a finire), o della privatizzazione del Credito Italiano mettendo in borsa le azioni a meno del loro valore di mercato, o della vendita - ad una fantomatica finanziaria Lucana - della Cirio-Bertolli-De Rica, oppure della cessione della Sme a De Benedetti ad un prezzo che non stava ne in cielo e ne in terra. Ne avrei da dire fino a domani mattina, ma non ho tempo. Voglio però chiudere questo bel momento "storico" riguardo le capacità imprenditoriali del Professore con "la chicca" della vendita dell'Alfa Romeo alla Fiat. L’Alfa perdeva centinaia di miliardi l’anno. Eppure una casa automobilistica come la Ford avanzò interesse per la casa automobilistica dato il marchio prestigioso che tra l'altro era famosissimo negli Stati Uniti. Insomma la casa automobilistica americana avanzò un’offerta assai interessante per l'epoca: ben 3.300 miliardi. Il progetto era chiaro per Ford che avrebbe preso il pieno controllo di Alfa entro otto anni con un piano industriale che prevedeva un piano di investimento di 4.200 miliardi per il quadriennio successivo all’acquisto con ampie garanzie soprattutto per i dipendenti. L'offerta fu formalizzata. Nel mentre però Romano Prodi informò Cesare Romiti (guarda il caso) dell'avvenuta offerta e la Fiat non mancò, ovviamente, di fare anche la propria: prezzo di acquisto di 1.700 miliardi (la metà di quello che offrì Ford), in cinque rate senza interessi, prima rata nel 1993, poi 5.000 miliardi di investimenti entro il 1995. Sapete poi tutti a chi vendette Prodi con la scusa dell'Italianità! Alla fine, nel corso degli anni, vennero stipulati accordi con i sindacati che portarono l'Alfa - fra cassa integrazioni, dimissioni spontanee, licenziamenti e pre-pensionamenti - da 20.000 dipendenti a 1.023. Vi starete chiedendo:"Bene ci hai raccontato tutte queste cose, ma perchè?" Primo per farvi capire chi siede oggi a palazzo Chigi e secondo perchè pochi minuti fa mi è stato recapitato via mail questo link, dove ho trovato le stesse procedure e le stesse ricette che sono proprie del Professore il quale ben sa come si fanno queste cose. E' mentre Epifani fa "totò" sul "culetto" del governo (che ipocrisia signori miei) si è tornati incredibilmente indietro di ben 20 anni con delle politiche di potere, assistenziali, illiberali,stataliste e che non tengono conto dello sviluppo del paese . Ricette che non porteranno a nulla se non a rinvangare un passato fatto di guai basato su fondamenta di argilla.
Se non c'è da arrabbiarsi ditemelo voi.

A rileggerci.

[Fonte per i dati dell'offerta Fiat-Alfa: Pietro Ichino "A che cosa serve un sindacato" Ed.Mondadori 2005]

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